La sessualità ci mostra “senza veli” caratteristiche importanti del nostro modo di entrare in relazione con l’altro. È in gioco la capacità di essere autenticamente noi stessi, esprimendo ed affermando le nostre preferenze ed esigenze senza temere il giudizio dell’altro. Allo stesso tempo è fondamentale saper accogliere ed esplorare quel meraviglioso mondo che la sessualità dell’altra persona rappresenta.
È soprattutto a questo livello che ha senso parlare di “competenze sessuali” e chiederci se siamo davvero “bravi a letto“. Non si tratta del numero di rapporti in una sera, di durate da record, di orgasmi multipli, squirting e via dicendo. Questo tipo di variabili può certamente avere un ruolo nella nostra soddisfazione e in quella del partner, ma solo come naturale risultato di un coinvolgimento piacevole, sereno e privo di condizionamenti.
Nella nostra cultura sessuale, molto facilmente i fattori quantitativi e prestazionali divengono invece prioritari nel dover dimostrare di essere all’altezza di modelli aspettative esterni che ben poco hanno a che fare con l’esprimere noi stessi e tanto meno con le reali esigenze dell’altra persona. In questo atteggiamento possiamo riconoscere le nostre insicurezze, il bisogno di approvazione e convalida esterna, il tentativo di piacere a tutti costi agli altri, che lascia in secondo piano una più naturale ricerca del piacere e di un’intimità emozionante, serena e naturale.
Non importa se alla fine pensiamo di meritare un buon voto oppure no. Vivere il sesso come un continuo esame limita in ogni caso la nostra reale soddisfazione confondendola con una gratificazione narcisistica che ha i suoi vantaggi ma non è certo il meglio che l’esperienza sessuale possa offrirci.
Mantenere un atteggiamento valutativo ci espone inoltre all’ansia da prestazione, un fenomeno diffuso in cui il timore di incorrere in una brutta figura finisce per interferire con il nostro naturale coinvolgimento generando proprio il temuto insuccesso. Nell’uomo l’ansia da prestazione si associa più spesso alla preoccupazione di avere problemi di erezione o di incorrere in una eiaculazione precoce. Nelle donne può riguardare la difficoltà nel provare un adeguato piacere o nel raggiungere l’orgasmo.
Tra i molteplici condizionamenti che può generare, non è raro che l’ansia da prestazione induca a evitare rapporti con persone che potrebbero invece interessarci o a limitarsi a incontri al di fuori della propria cerchia di conoscenze, magari con partner che non si rivedranno più, in modo che un eventuale flop risulti meno “compromettente”.
Anche l’abuso di alcol o droghe prima di un approccio sessuale può celare il tentativo di superare i freni dell’ansia da prestazione, esponendo a rischi ben più gravi. Persino una corretta contraccezione e protezione dalle malattie sessualmente trasmesse può essere compromessa da questo tipo di ansie. Infatti il timore di una ridotta sensibilità e la preoccupazione di poter incorrere in una défaillance nell’indossare il condom possono spingere a rapporti non protetti nonostante la corretta informazione di cui oggi disponiamo.
L’ansia da prestazione è un problema diffuso e ben risolvibile, ma un buon modo per prevenirla è focalizzarsi sulla condivisione del piacere, sulle molteplici sfumature dell’esperienza sensoriale e sul profondo coinvolgimento nella comunicazione corporea ed emotiva.
Nei primi rapporti con un nuovo partner è probabile che l’entusiasmo e l’emozione di conoscersi possa allo stesso tempo essere accompagnato da reciproci dubbi e insicurezze. È quindi del tutto naturale che possano generarsi momenti di impaccio e piccoli imprevisti, ma se siamo pronti ad accoglierli serenamente faranno semplicemente parte del gioco senza rappresentare un grosso ostacolo.
Il sesso può offrirci un percorso avvincente di scoperta ed evoluzione per tutto l’arco della nostra vita, nelle storie giovanili cosi come in una coppia consolidata. La strada è quella di “saper essere“, solo secondariamente saper fare e davvero nulla da dimostrare.